Le 4 C
Davvero prezioso solo quando è incolore e privo di impurità Tra i minerali è il più duro, ma il fuoco lo brucia e un colpo deciso può mandarlo in frantumi. Il nome deriva dal greco adamas, cioè ‘indomabile’, e il termine fu scelto in riferimento alla sua estrema durezza. Proprio per questa sua caratteristica sono state attribuite al diamante le più mirabili proprietà come quelle di rendere invincibili (soprattutto i nati in aprile) e di proteggere dai nemici e dalle avversità In passato si riteneva addirittura che fosse capace di ‘sudare’ in presenza di un veleno, rendendo così vani i tentativi di veneficio. I diamanti puri e trasparenti, incolori o con delicate tinte pastello vengono usati in gemmologia e sono fra le pietre preziose più ambite. Le varietà meno rare, così come i diamanti artificiali, sono invece impiegate per scopi industriali.
Le caratteristiche I cristalli di diamante hanno per lo più forma di ottaedro o di esacisottaedro (48 facce triangolari), spesso con superfici curve. Sulle facce dell’ottaedro si possono talora osservare piccole incisioni triangolari dette trigoni. Per geminazione di due ottaedri si possono formare cristalli piatti a forma di triangolo smussato. Il diamante è costituito da carbonio puro: se viene scaldato, brucia liberando anidride carbonica. È il minerale più duro che si conosca, ma ciò non significa che sia infrangibile: può venire scalfito soltanto da un altro diamante, ma un colpo deciso può mandarlo in frantumi; infatti è fragile e si sfalda facilmente secondo le facce dell’ottaedro.
Il diamante ha una lucentezza molto viva, quasi metallica, che viene appunto definita ‘adamantina’. Molti diamanti appaiono fluorescenti ai raggi ultravioletti.
Questa è senz’altro la più importante delle 4C, poiché più alta è la qualità del taglio, migliore è la combinazione tra brillantezza e fuoco della pietra.
Il taglio è anche l’unica caratteristica direttamente influenzata dall’uomo. E’ importante distinguere tra il taglio del diamante, che è una questione puramente tecnica e la forma che è una preferenza di carattere personale.
Il taglio a brillante nella forma rotonda è quella più conosciuta e maggiormente apprezzata. Altre forme di taglio brillante includono la goccia, la marquise (allungata con gli angoli appuntiti), l’ovale e il cuore. Un altro taglio è lo smeraldo. Il princess è una forma dal taglio quadrato in superficie, a brillante il padiglione.
Comportamento della luce nel diamante:Quando un diamante è tagliato nelle corrette proporzioni, la luce viene rifratta da una faccetta all’altra del padiglione e quindi rifl essa attraverso la corona e la tavola del diamante.
Se un diamante viene tagliato con un padiglione troppo profondo, una par te della luce si perde attraverso la par te opposta del padiglione o dal fondo.
Se il padiglione è invece poco profondo, la luce viene rifratta sulla corona invece del padiglione e si perde attraverso il fondo del diamante.
II colore è sicuramente la caratteristica più soggettiva in quanto persone diverse preferiscono toni di colore diverso. I diamanti sono disponibili in una varietà di toni di bianco.
La valutazione del colore di un diamante a scopo di classificazione è ottenuta misurando il grado di avvicinamento all’assenza totale di colore.
Quelli che più si avvicinano all’assenza di colore sono molto rari e sono classificati D, E, F e G mentre la maggior parte di essi sono bianchi leggermente coloriti.
Questi sono classificati dalla lettera H alla lettera L. I classificati M ed oltre sono visibilmente coloriti. Esistono diamanti che presentano una colorazione pura molto forte che sono estremamente rari e sono definiti “Fancy”. Possono essere rosa, blu, verde, giallo intenso.
Non esistono al mondo due diamanti uguali. Ognuno possiede una sua precisa identità dovuta alla presenza di piccole tracce di carbonio o di piccoli cristalli di diversa natura rimasti imprigionati durante il processo di cristallizzazione.
Si chiamano inclusioni e sono delle disomogeneità strutturali che vengono considerate delle “impronte naturali”. Il loro numero,
colore, dimensione e posizione determinano il grado di purezza del diamante. Tuttavia, la maggior par te delle inclusioni non sono visibili ad occhio nudo: occorre una lente a dieci ingrandimenti e l’esperienza del gioielliere.
Il peso dei diamanti come quello delle altre gemme, si esprime in carati. La parola carato ha origine dall’antichità quando si usavano i semi del carrubo, dal peso sorprendentemente regolare, per pesare le gemme.
Attualmente il carato è una unità di misura decimale che corrisponde a 1/ 5 di grammo, suddiviso in 100 punti.